Le origini di Palese sono legate a filo doppio con Modugno di cui era frazione fino a quando divenne frazione di Bari e poi ancora città di Bari.
Gli episodi sono tanti, tutti molto coloriti, ma che hanno sempre contraddistinto lo spirito fervente degli abitanti di quello che nei primi anni dell’800 era definito, dal Comune di Modugno, il “Villaggio riunito della Marina” con aspre dispute sulle tasse da pagare e sulle spese da sostenere, un po’ come accade oggi.

Memorabile la polemica sulle spese troppo esose per la costruzione del bellissimo, ancora oggi, ponte in pietra sulla lama Balice, per noi palesini “Abbasch alle sirr”,che fu terminato nel 1882 con una spesa di £ 27.603 per il Comune di Modugno; vi sono poi tracce di atti comunali per la costruzione di una strada di collegamento fra la zona alta di Palese e il mare (importante quella che portava dall’attuale via Garibaldi verso l’attuale via Renna), opera definita necessaria per consentire agli abitanti del “Villaggio” di raggiungere il litorale.

Nel 1827 fu nominato il primo “eletto” nel “Decurionato” (Consiglio Comunale di Modugno) un tal Vincenzo Maiorano. Tanti come dicevamo gli episodi che caratterizzavano quel periodo dal fascino dell’antico sapore d’altri tempi e, se ne avremo l’occasione,in altra circostanza, approfondiremo in dettaglio. Ora concentriamo la nostra attenzione su una storia accaduta proprio in quegli anni.

Era l’ inverno del 1885 e fu particolarmente rigido a Palese che a quell’ epoca contava di poche case sparse e qualche masseria, poche lampade a petrolio illuminavano il piccolo centro e le strade erano solo terra e fango. L’economia era prevalentemente agricola, qualche artigiano e nulla più.

Giovanni Maiorano.
In una di quelle sere, all’imbrunire, Giuseppe Maiorano (detto u’ capsquadre) tornava dal casello della Ferrovia Bari-Barletta (alle quattro strade) presso cui prestava servizio come caposquadra per l’appunto, verso Palese (oggi è ancora possibile vedere il casello al di la della pista aeroportuale, sull’ideale prosecuzione dell’attuale via Modugno, “a torre d’inbirn” (torre d’inferno), adiacente ad una villa di campagna allora abitata da un tal notaio D’Attoma di Modugno che, dovendosi recare quasi quotidianamente a Bari per ragioni di lavoro, trovava conveniente abitare proprio accanto alla fermata della ferrovia Bari-Barletta.

Il tragitto era di un paio di chilometri a piedi, un’inezia per quei tempi, ma da percorrere in aperta campagna al buio ed al freddo dopo una giornata di lavoro.

Il buon Giuseppe, figlio di Francesco Maiorano (detto Ciambridd) e Mariantonia Grandolfo , era un uomo onesto e senza grilli per la testa e procedeva sicuro per la sua strada quando, in lontananza, intravide le figure di tre uomini dall’aspetto vigoroso che sembrava stessero ad aspettarlo.

Non riusciva a riconoscerli per il buio e la distanza, ma più si avvicinava e più aveva la certezza che stavano aspettando proprio lui; Giuseppe che non era certamente un codardo, pur essendo in inferiorità numerica, con un po’ di trepidazione, proseguì sicuro per la sua strada per non dare a vedere l’attimo di esitazione che lo aveva colto.

A questo punto conviene fare un passo in dietro per scoprire chi erano i tre personaggi che stavano aspettando il buon Giuseppe.

Si trattava di tre fratelli , Rocco, Giuseppe e Antonio Maiorano, il primo detto Rocc’ u guardian era il maggiore e l’ideatore della faccenda che stavano per compiere; erano tipi dall’aspetto severo e possente e godevano a Palese fama di non farsi passare la mosca sotto il naso, figli di Vincenzo Maiorano un possidente terriero di Palese, avevano una sorella, Carmela che per una tragica fatalità aveva perso un occhio da bambina e ciò l’aveva lasciata ancora nubile.

Carmela che era in età da marito, non aveva ancora alcun pretendente e il fatto, assolutamente intollerabile per l’orgoglio della famiglia Maiorano (a proposito, Giuseppe il caposquadra pur avendo lo stesso cognome non aveva vincoli di parentela stretti con l’altra famiglia Maiorano), rischiava di far perdere la faccia ai tre aitanti giovanotti che erano abituati a risolvere di petto le situazioni più difficili e quella era una situazione difficile, tenendo conto del fatto che Carmela era una ragazza sensibile, gentile nei modi e di buona estrazione sociale rapportata a quei tempi e a Palese.

Fu così che una sera i tre fratelli Maiorano, si misero a tavolino e passarono al setaccio tutti i possibili giovani di Palese che per età e condizione sociale potevano fare al caso loro e della sorella Carmela.

Ci fu poco da stare a scervellarsi, la scelta cadde su Giuseppe Maiorano u’ capsquadre, era perfetto per adempiere al compito che si erano proposti: lavoratore, con un posto fisso di buon livello che gli conferiva una accettabile posizione sociale, distinto nell’aspetto, insomma come il cacio sui maccheroni.

Torniamo adesso al nostro Giuseppe Maiorano che rientrava a Palese lungo quel viottolo buio di campagna sbarrato dai quei tre figuri che lo stavano aspettando.

Pur con il cuore in gola, non modificò minimamente il suo procedere; quando fu più da vicino, riconobbe i tre ed ebbe un impercettibile sospiro di sollievo che si guardò bene dal far notare.

Conosceva bene quelle persone e, non avendo mai avuto nulla a che fare con loro, non aveva nulla da temere; quindi si accingeva a salutare per proseguire speditamente, quando uno dei tre e precisamente Rocc’ u guardian, con tono perentorio lo fece gelare :

 

    • Saresti tu Giuseppe Maiorano?! –

Giuseppe cercò di nascondere la paura che lo colse nel sentire pronunciare il suo nome, e in quel modo!

 

    • Si, perché ?- rispose con mascherata indifferenza.

    • Nientedimeno! – aggiunse Rocco – Pur sapendo chi siamo noi, hai avuto il coraggio di insidiare nostra sorella! Lo sai che potremmo farti passare un brutto quarto d’ora? –

Giuseppe restò ammutolito, la gola gli si era seccata e non riusciva a proferire parola; era impietrito e la qualcosa ringalluzzì i tre giovanotti che incalzarono senza mezzi termini: – Se le tue intenzioni sono serie,domani sera passa da casa nostra che ne discutiamo -.

Senza aggiungere altro, i tre si allontanarono.Carmela Maiorano

Giuseppe era rimasto sconvolto dall’accaduto, non dormì per tutta la notte per cercare di capire cosa mai avesse fatto per offendere a tal punto la famiglia Maiorano.

Forse, pensò, sarò passato qualche volta di più davanti alla loro casa?

I pensieri che si affacciavano alla mente di Giuseppe erano tanti e non riusciva a darsi una spiegazione plausibile di quegli avvenimenti. Alla fine, però, concluse che la faccenda non doveva essere così grave visto che i tre fratelli lo avevano invitato espressamente nella loro casa.

A questo punto la mente di Giuseppe cominciò a rivolgere l’attenzione a Carmela che ben conosceva ma che non aveva mai pensato come stava facendo adesso.

Giuseppe il caposquadra, che era anche lui in età da matrimonio, cominciò a fare mille congetture, mille pensieri attraversavano la sua testa, valutò ogni aspetto e alla fine, dopo una notte insonne, decise che la cosa si poteva fare.

La sera dopo Giuseppe Maiorano si recò in casa dell’altra famiglia Maiorano.

Nella grande stanza in cui fu accolto troneggiava Vincenzo Maiorano, futuro suocero, accanto gli sedeva quel Rocco, promotore e artefice in prima persona di quegli eventi (per meglio individuare il personaggio palesino conviene dire che Rocco diventerà padre di quel Vincenzo Maiorano detto Vinginz d’ Sand’ Vinginz).

Rocco era compiaciuto di quello che era riuscito a fare e suo padre lo guardava con soddisfazione.

Ci fu poco da discutere, si conoscevano bene tutti quanti e tutti sapevano tutto di tutti e di li a poco si passò ad una cordialità quasi immediata , erano già parenti.

Giuseppe e Carmela si sposarono presto, le cose andavano bene, fin troppo, entrambi avevano un carattere malleabile, sensibile; si amavano profondamente.

Purtroppo dopo qualche tempo le cose mutarono, infatti Giuseppe fu trasferito dal casello di Palese ad uno posto sulla tratta Andria – Barletta.

La zona era desolante con aria malsana, ma i due coniugi a malavoglia si assoggettarono a quel triste destino.

Carmela soffriva di quella situazione e ogni volta che doveva mettere al mondo uno dei suoi otto figli, veniva a stare a Palese, lasciando Giuseppe da solo e questo per lei era il sacrificio più grande perché amava dal più profondo del suo cuore quell’uomo che aveva davvero delle doti eccezionali di marito e di padre.

Fu così che Giuseppe prese a malincuore la decisione di dimettersi da quell’impiego alla ferrovia e di rientrare a Palese con tutta la sua famiglia.

Decise allora di costruire un forno che gli avrebbe garantito un buon reddito; e così fece.

Il forno fu costruito sull’attuale via Duca D’Aosta al vicolo 5° (forse c’è ancora) su un ampio terreno su cui c’era già una casa di sua proprietà.CMAIORANO

Il destino, ancora una volta, volle diversamente.

Il forno era appena stato ultimato e Giuseppe si accingeva a rassegnare le sue dimissioni dalla ferrovia, quando una tragica fatalità, cambiò ancora una volta il corso degli eventi.

Il caposquadra del casello di Palese che aveva preso il posto di Giuseppe, anni prima, ebbe tranciato un piede sulle rotaie da un treno in un incidente : si rese vacante il posto che fu rioccupato da Giuseppe che ottenne immediatamente il trasferimento a Palese.

Erano i primissimi anni del novecento e Giuseppe, a cui il forno non serviva più, decise di farlo gestire da una delle figlie e precisamente da Albina che lo tenne fino al 1938 quando fu venduto ad un tal Vincenzo Altieri per la somma di lire dodicimila.

Giuseppe e Carmela vissero fino al 1917 al casello di Torre d’inbirn, poi rientrarono nella loro casa di Palese adiacente al forno su menzionato

Dalla loro unione nacquero otto figli:

Francesco che all’età di venti anni emigrò in Argentina

Mariantonia che sposò Michele Favia

Concetta che sposò Gaetano Veneto di Bitonto (nonno dell’avvocato , docente universitario e deputato al Parlamento Italiano Gaetano Veneto)

Vincenzo (mio nonno detto mest’ Vincenzin, falegname e artigiano di eccezionale competenza)

Lucrezia che sposò Vincenzo Baffari

Annina che sposò Michele Maiorano (fratello di Minguccio u’ prfett’)

Albina che sposò Rocco Garofalo

Eugenio (padre di Giuseppe Maiorano medico e docente universitario di Anatomia Patologica e Direttore del medesimo Istituto dell’Ospedale Di Venere di Bari).

Giuseppe e Carmela Maiorano, trascorsero felicemente il resto della loro vita che ha dell’incredibile, anche nella sua conclusione.

Giuseppe infatti morì nel Febbraio del 1940, all’età di ottantatrè anni, lasciando in un profondo ma dignitoso dolore Carmela che nei pPalese nell’800rimi giorni rifiutò assolutamente di alimentarsi, chiusa in un mesto silenzio, seduta accanto al grande camino.

I figli pensarono che la cosa si sarebbe risolta di li a qualche giorno, ma Carmela continuò nel suo digiuno e dopo un po’ le forze le mancarono e fu allettata;

chiamato il medico dott. Don Bartolino Silvestri, questi, dopo un breve esame e rivolgendosi a mio nonno, laconicamente proferì :

 

    • Mest Vingenzì c’ mamt non vol mangià non g’ poss fa nund – .

Dopo un’altra settimana di digiuno Carmela Maiorano raggiunse l’uomo che aveva così totalmente e incondizionatamente amato con tutta se stessa.